I colori denim si potrebbero definire anche come una palette di diversi tipi di blu, da quello più saturo a quello meno, un concetto questo che vedremo più a fondo dopo, perché ha a che fare con i differenti tipi di lavaggio di questo tessuto.
Sebbene il termine “denim” evochi un colore, di fatto intende anche un particolare tipo di tessuto “istituzionale”, perché è quello con cui si realizza il jeans.
Ma il denim è molto più di un semplice tessuto: è un simbolo di stile che ha attraversato secoli e generazioni, adattandosi ai mutamenti della moda, mantenendo però un’identità precisa.
Che sia utilizzato per realizzare un jeans, una camicia o un abito, la sua anima denim non è disposta a scendere a compromessi: semplicemente assume forme e tagli diversi, ma il suo DNA rimane facilmente riconoscibile.
La storia del tessuto denim
Per raccontarvi la storia del tessuto denim partiamo proprio dall’etimologia del nome.
“Denim” proviene dall’abbreviazione del francese “serge de nîmes”, che significa “tessuto di Nîmes”, inizialmente prodotto proprio in questa città nel XVI secolo.
In origine, i produttori di Nîmes cercavano di replicare un famoso tessuto chiamato “jean”, che veniva realizzato a Genova.
Pur non riuscendo a riprodurlo esattamente, crearono un tessuto resistente e durevole, che divenne noto come “denim” per indicare la sua provenienza.
Questo nuovo tessuto si diffuse rapidamente grazie alla sua robustezza; utilizzato inizialmente per realizzare abiti da lavoro, divenne poi famoso in tutto il mondo come il materiale iconico dei notissimi blue jeans.
Per quanto riguarda il colore denim, esso derivava dall’indaco.
Se lo sbiadirsi su altri capi di abbigliamento determinava un certo disappunto, laddove questo avveniva sul tessuto dei jeans, determinava al contrario quasi una auspicabile cifra stilistica.
Storia del jeans
La storia del jeans, quindi, è intrecciata alla trama (sul vero senso della parola) del tessuto denim.
Se a Nimes ci si prodigava per i colori denim, i genovesi, dicevamo, erano impegnati nella creazione di un tessuto robusto e conveniente, chiamato “jean” (proprio dal nome della città di Genova, tradotto in lingua anglosassone).
Quindi mentre il denim nacque in Francia, i primi pantaloni in tessuto di jeans furono realizzati nel nostro Bel Paese.
I jeans resistenti all’acqua e all’usura furono ben presto adottati dai portuali, come divisa da lavoro.
Il passaggio cruciale nella storia del jeans moderno avvenne negli Stati Uniti nel XIX secolo. Nel 1853, Levi Strauss, un immigrato tedesco che si stabilì a San Francisco durante la corsa all’oro, notò che i lavoratori avevano bisogno di abiti da lavoro resistenti per affrontare le dure condizioni nei campi e nelle miniere.
Giunse quindi alla medesima conclusione dei liguri, infatti iniziò a vendere abiti realizzati con il resistente cotone denim, che importava dall’Europa.
Tuttavia, i pantaloni che vendeva continuavano a strapparsi nei punti di maggiore stress, come tasche e cuciture.
Per risolvere questo problema, Jacob Davis, un sarto di Reno, Nevada, ebbe l’idea di rinforzare i pantaloni con rivetti di rame nei punti più soggetti all’usura.
Davis collaborò con Levi Strauss, brevettando nel 1873 il primo paio di blue jeans, con rivetti rinforzati, che divenne il capo iconico per i lavoratori di ogni settore.
Questi pantaloni erano realizzati con denim indaco, un tessuto blu scuro, che diventò il simbolo dei classici blue jeans.
Blue jeans storia: seconda parte
Per concludere la “blue jeans storia“, occorre menzionare che, nel corso del XX secolo, la tela jeans iniziò a evolversi da capo da lavoro a simbolo di moda e ribellione.
Negli anni ’30, i jeans furono associati al mondo dei cowboy e del selvaggio West, grazie ai film di Hollywood, contribuendo a diffondere la loro popolarità tra il pubblico americano.
Durante gli anni ’50, divennero un simbolo di ribellione giovanile, grazie a icone come James Dean e Marlon Brando, che li indossavano nei film in cui interpretavano personaggi ribelli.
I jeans, da abito da lavoro, si trasformarono in un capo di abbigliamento che incarnava libertà e anticonformismo.
Negli anni ’60 e ’70, si diffusero a livello globale, diventando un simbolo della controcultura e della moda casual.
Il denim cominciò a essere utilizzato in diversi modelli di jeans, fino ad essere utilizzato anche per capi più elaborati come le giacche e le gonne.
Durante questo periodo, la moda del jeans si affermò definitivamente, rendendolo un capo essenziale nell’abbigliamento di uomini e donne di tutto il mondo.
Tipologia jeans: i molti volti di uno stesso “pantalone”
Parlare di “tipologia jeans” è quasi come fare una ricerca storica, perché a seconda del trascorrere dei decenni i modelli hanno saputo vestire le differenti culture, anche adattandosi ai cambiamenti della moda e delle esigenze sociali.
Un breve schema:
- negli anni ’50, i jeans a vita alta e dalla gamba dritta erano simbolo di anticonformismo giovanile.
- negli anni ’70, il modello più popolare era il jeans a zampa d’elefante, caratterizzato da una vestibilità stretta sulla coscia e una forte svasatura alla caviglia, che incarnava lo spirito della cultura hippie
- gli anni ’80 portarono con sé i jeans slim-fit e i modelli acid wash, che riflettevano l’estetica audace e stravagante di quel decennio
- negli anni ’90, i jeans baggy e a vita bassa dominarono la scena, influenzati dalla moda grunge e hip-hop
- nei primi anni 2000 furono popolari i jeans skinny, aderenti e a vita bassa.
Oggi, la moda propone una grande varietà di modelli, tra cui:
- mom jeans: vita alta e gamba che si restringe leggermente verso la caviglia; sono in grado di regalare una vestibilità comoda, jeans flare ma al tempo stesso strutturata.
- jeans flare ispirati agli anni ’70, quindi a zampa di elefante; anche qui c’è una distinzione da fare, perché nel modello bootcut la svasatura inizia dal ginocchio in giù ed è tagliato alla caviglia. Il classico flare invece ha una svasatura più ampia, una vestibilità meno aderente e rende più evidente la silhouette
- i contemporanei jeans elasticizzati, che combinano comfort e stile, dimostrando come questo capo riesca a reinventarsi in ogni epoca.
Colori denim
Colori jeans
I diversi colori jeans sono determinati principalmente dai tipi di lavaggio jeans.
Ecco una panoramica dei principali colori per jeans:
- Raw Denim (Denim grezzo): questo tipo di jeans non è sottoposto a nessun lavaggio dopo la tintura, mantenendo il colore originale del denim, un blu indaco molto scuro. Questi jeans tendono a scolorirsi naturalmente con il tempo e l’uso, sviluppando sfumature uniche.
- Stone Wash: un lavaggio che utilizza pietre pomice per ammorbidire il denim e creare un effetto scolorito e consumato. Il risultato è un jeans con un colore blu medio, meno intenso rispetto al raw denim, con sfumature naturali che rendono il capo più vintage e vissuto.
- Acid Wash: il lavaggio acidato prevede l’uso di prodotti chimici che sbiadiscono il colore del jeans, creando contrasti netti tra aree più chiare e scure. Questo trattamento dà ai jeans un look audace e distintivo, con macchie irregolari di colore e un effetto quasi marmorizzato.
- Bleached Denim: con questo trattamento, i jeans vengono sottoposti a un forte processo di decolorazione con candeggina, che porta a un colore blu molto chiaro o quasi È un lavaggio perfetto per un look fresco e leggero, spesso associato alle stagioni calde.
- Jeans neri e grigi: questi colori si ottengono con processi di tintura specifici. Il denim nero viene trattato con coloranti particolari, mentre i jeans grigi sono spesso il risultato di un lavaggio con sostanze chimiche che schiariscono il nero o il blu scuro, mantenendo un tono intermedio.
- Lavaggi vintage o distressed: i jeans vengono trattati per ricreare un effetto consumato e scolorito in punti strategici, come le ginocchia o le tasche. Questo processo dona un aspetto vissuto e invecchiato, simulando l’usura naturale.
In generale, il lavaggio determina non solo l’aspetto dei colori denim dei jeans, ma anche la loro texture e morbidezza.
I jeans più trattati, come quelli stone wash o bleached, sono più morbidi al tatto e hanno un aspetto più casual, mentre i jeans raw denim o lavaggi scuri mantengono una rigidità e un carattere più formale.
Peso jeans: nella moda o come tipo di tessuto?
Se dovessimo trattare il “peso jeans” in senso metaforico, riferendolo quindi a come ha influenzato la moda…beh, è evidente che la sua longevità ci dice molto.
Ma come tutti i tessuti ha un peso concreto che ne indica anche la stagionalità…lo sapevate che viene misurato in once per mq (la cui sigla è “oz”)?
I jeans più leggeri, da 8 a 10 oz, sono ideali per le stagioni calde grazie alla loro traspirabilità e comfort.
Al contrario, i jeans pesanti, che vanno da 12 a 16 oz, più robusti e resistenti, sono adatti ai mesi più freddi.
Questa varietà di pesi rende il jeans un capo adatto a tutte le stagioni, capace di combinare stile e praticità, a prescindere dal clima.
Colori denim: molte conclusioni
I colori denim continuano ad essere reinterpretati, anche nella collezione di Hybrid, un brand che fonde la tradizione del tessuto jeans con il design moderno.
I jeans si adattano a tutti gli stili, dall’abbigliamento casual a quello formale, passando per le tendenze streetwear e persino l’alta moda.
La loro capacità di rimanere attuali, pur attraversando decenni di evoluzione, li ha resi un capo senza tempo, che continua ad essere reinventato, rimanendo fedele alla sua trama originale…proprio come se fosse il remake di un film cult.
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